Sono in grado di mentalizzare?

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Cosa significa il termine “mentalizzazione”?

Fonagy definisce la mentalizzazione come la capacità di leggere e interpretare gli stati mentali, ed è dunque da intendersi come la capacità di vedere e capire se stessi e gli altri in termini di sentimenti, convinzioni, intenzioni e desideri.

La capacità di mentalizzazione si dispiega a partire dalle prime fasi dello sviluppo, in cui essere mentalizzati dagli altri stimola l’evoluzione della mentalizzazione. E’ intrinsecamente basata sull’esperienza emotiva, dal momento che avviene nel contesto delle relazioni di attaccamento e concerne il rapporto che l’individuo ha con se stesso, non solo con gli altri.

L’affettività metallizzata è quindi la capacità di capire cosa riteniamo importante, lottare per essere felici e superare quello che ci succede.

Il concetto di mentalizzazione indica che la mente interpreta la realtà e utilizza abilità che portano a una maggiore comprensione di sé e degli altri. Tale termine è stato ripreso in psicoanalisi come nuova modalità per cogliere l’importanza della relazione o alleanza terapeutica. Il successo della psicoterapia dipende dal miglioramento del paziente come mentalizzatore. La mentalizzazione porta a lavorare sulla comunicazione, esortando i pazienti a dare valore agli stimoli provenienti dagli altri e accettando di essere vulnerabili.

La somatizzazione si crea di fronte al fallimento della mentalizzazione quando ciò che accade nella mente viene letto come qualcosa che accade nel corpo in quanto la mente non riesce a esprimersi in quanto mente, dal momento che è tutto corpo.

Mentalizzare tutto il tempo non è una cosa desiderabile: metallizzare su quando mentalizzare fa parte della capacità di mentalizzazione. In alcuni momenti è necessario ridurre questo fenomeno, perché è un’attività dispendiosa.

Come può la psicoterapia migliorare la capacità di mentalizzazione?

La risposta può essere rintracciata nel concetto di affettività mentalizzata, che genera l’insight dell’esperienza emotiva che fornisce la psicoterapia.  Il concetto di affettività mentalizzata corrisponde a quella parte della teoria della mentalizzazione che riguarda i diversi aspetti dell’esperienza emotiva: identificazione, modulazione ed espressione delle nostre emozioni, sia nel qui ed ora che attraverso il ricordo. Lo scopo dell’affettività mentalizzata non è quello quello di modulare e trasformare le nostre emozioni, ma rivalutarle vivendole nuovamente, con una prospettiva diversa.

L’affettività mentalizzata comporta il dare senso alle emozioni alla luce della propria storia di vita. E’ il frutto a cui la psicoterapia può portare. Il ruolo del terapeuta è quello di ascoltare e mentalizzare il paziente, per far sì che il paziente divenga capace di guardare se stesso in maniera più accurata e in seguito che lo apprenda in totale autonomia.  Se il paziente è già in grado di mentalizzare, la psicoterapia può offrire un’esperienza di mentalizzazione congiunta in cui ciascuno viene spronato ad accogliere ed elaborare il modo in cui l’altro vede le cose. Quando si mentalizza è importante indossare con leggerezza le proprie convinzioni, ed essere pronti a modificarle di fronte alla disponibilità di nuove informazioni. Dobbiamo abbracciare la sfida di lottare per metallizzare le emozioni come un percorso che porta a benefici e che rende meglio equipaggiati a resistere ai pericoli.

La mentalizzazione rappresenta il percorso verso una migliore conoscenza di quel che sentiamo e agiamo, e comporta mettere le cose più a fuoco.

La capacità di metallizzare può essere utile in molteplici modi:

  • per risolvere problemi;
  • per affrontare i nostri sentimenti;
  • può essere usata in maniera retrospettiva per capire qualcosa che è già successo;
  • può essere usata con una prospettiva orientata al futuro, per anticipare cos’è più probabile che accada.

La capacità di utilizzare l’affettività mentalizzata non ci garantisce che avremo una vita meravigliosa e che i nostri problemi svaniranno, ma può dare sollievo di fronte ai colpi che la vita ci infligge.

 

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